Grande partecipazione al seminario “Digitalizzazione dell’assistenza: benefici, rischi e aspetti etici” del 5 giugno 2025 presso Asp

Ampia partecipazione al seminario del 5 giugno 2025 presso ASP dedicato alla digitalizzazione dell’assistenza; il workshop ha rappresentato un’importante occasione di confronto tra istituzioni, professionisti e operatori del settore socio-sanitario.

Annalisa Rabitti, Assessora alla Cura delle Persone del Comune di Reggio Emilia, ha aperto il seminario sottolineato l’importanza delle sperimentazioni tecnologiche, evidenziando come queste possano diventare strumenti utili soprattutto quando la tecnologia stessa diventa “invisibile”, ovvero non invasiva. Ha posto l’accento sul valore delle soluzioni digitali che supportano la gestione della complessità nelle situazioni di fragilità, facilitando il lavoro degli operatori e ottimizzando il tempo dedicato alla cura, migliorando così la qualità del servizio senza compromettere il rapporto umano tra caregiver e assistito.

Nadia Manni, Direttrice di ASP Reggio Emilia, ha presentato i progetti di digitalizzazione dell’assistenza, tra cui Lively Ageing realizzato in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia, volto a creare una rete integrata di servizi e tecnologie per il benessere degli anziani negli appartamenti protetti di Villa le Mimose. Ha illustrato poi il progetto Ancelia di TeiaCare, sviluppato presso la casa residenza Villa Erica, che utilizza sensori ottici per monitorare i movimenti dei pazienti con demenza. Entrambi i progetti, seppur diversi, condividono un focus comune sull’uso etico e responsabile dell’intelligenza artificiale, con un approccio umanistico che mantiene il personale come figura centrale nella cura.
Sono state tracciate poi con chiarezza le direttrici necessarie per accompagnare questi cambiamenti: “Dobbiamo sempre tener presente il nostro obiettivo madre: la cura dell’altro, nel pieno rispetto della sua dignità, tutelare il nostro lavoro, riconoscendone il valore e dotandoci di strumenti nuovi e adeguati. Dobbiamo saperci muovere in un contesto normativo in continua evoluzione, strutturando con rigore anche la parte documentale. Serve reperire risorse, sia economiche che umane, e soprattutto formarci: perché solo una comunità professionale preparata può accompagnare l’innovazione senza perdere il senso profondo della cura.”

Alberto Ravanello, Direttore delle Attività Socio-Sanitarie dell’Ausl IRCCS di Reggio Emilia, ha iniziato il suo intervento riflettendo sull’ossimoro “digitalizzazione dell’assistenza”. Ha presentato l’applicativo Matilde, una piattaforma modulare che permette di gestire i dati delle strutture del territorio, offrendo una visione integrata dei servizi centrata sulla persona. L’obiettivo della digitalizzazione e dell’uso dell’AI, ha sottolineato, è liberare tempo per concentrarsi su ciò che è umano, lasciando spazio alle relazioni e migliorando la qualità del servizio.

Avv. Sofia Piermattei e Avv. Federica Zagaroli dello Studio WildSide Legali Associate, Data Protection Officer di ASP Reggio Emilia hanno approfondito il tema dell’intelligenza artificiale dal punto di vista giuridico, con particolare attenzione alla tutela dei dati personali. Hanno sottolineato come il dato rappresenti oggi una risorsa preziosa e, proprio per questo, debba essere trattato con consapevolezza e responsabilità. Per garantire un uso corretto e sicuro dell’AI è fondamentale promuovere alfabetizzazione digitale, educazione alla tecnologia e una cultura della protezione dei diritti, affinché le innovazioni siano percepite come opportunità e non come minacce.

Guido Magrin e Federico Artusi di TeiaCare hanno presentato il progetto Ancelia, il sistema di intelligenza artificiale installato presso la casa residenza Villa Erica. Hanno illustrato come l’AI possa rappresentare un valido supporto al lavoro quotidiano degli operatori, senza sostituirli. L’assistenza, infatti, è un’attività complessa e impegnativa: la tecnologia, in questo contesto, agisce come un amplificatore delle capacità umane, offrendo continuità, precisione e monitoraggio costante.
Ancelia è un sistema intelligente che osserva l’ambiente, rileva situazioni potenzialmente critiche e invia notifiche agli operatori attraverso un’app dedicata, lasciando a loro la valutazione e l’intervento. È un modello di collaborazione tra tecnologia e persone, dove l’empatia, il giudizio e la consapevolezza restano prerogative insostituibili dell’essere umano.

Tania Fornasari, Gloria Pirondi, Marcela Garcia Herrera di ASP Reggio Emilia hanno condiviso l’esperienza diretta della casa residenza per anziani Villa Erica con l’uso del sistema Ancelia, evidenziando come la tecnologia rappresenti una “sorveglianza amplificata”, particolarmente preziosa durante le ore notturne. L’AI, pur affascinando per le sue potenzialità, richiede interpretazione e senso critico: i dati devono essere “significati”, letti nel contesto dell’assistenza quotidiana. Ancelia consente agli operatori di affrontare con maggiore efficacia la complessità del lavoro assistenziale, rendendoli più multitasking e permettendo agli ospiti di vivere con maggiore sicurezza e autonomia. La tecnologia si configura così come uno “sguardo che accompagna”, un alleato silenzioso che affianca senza invadere.
Richiamando i pensieri di Bateson e Morin, l’intervento ha sottolineato la necessità di uno sguardo integrato, capace di coniugare tecnica e umanità, dati e relazione, precisione e empatia. Solo abbracciando la complessità si può parlare davvero di cura, intesa come sintesi di presenza, sapere, emozione e responsabilità.

Francesco Ori, filosofo del digitale e dell’intelligenza artificiale ha aperto il suo intervento sollecitando il pubblico con domande e parole chiave, proponendo una riflessione profonda sull’etica della cura nell’epoca dell’intelligenza artificiale. L’AI, ha ricordato, è uno strumento potente capace di apprendere, risolvere problemi e prendere decisioni, ma resta fondata su logiche probabilistiche, non su certezze. Per questo, l’essere umano resta il perno dell’azione responsabile.
Ori ha insistito sull’importanza di valorizzare le relazioni, il contesto sociale, il dialogo e la condivisione: è attraverso questi elementi che si può orientare l’innovazione tecnologica verso il bene comune. Tre i punti cardine del suo intervento:

  • L’etica, intesa come bussola per guidare scelte consapevoli, orientate al rispetto e alla tutela della persona;
  • La progettazione della cura, che non può essere ridotta a un insieme di regole, ma deve basarsi su relazioni autentiche, sull’assunzione di responsabilità e su linee guida che mettano al centro il benessere dell’individuo;
  • La tecnologia, che può essere una preziosa alleata, ma che richiede equilibrio, domande guida e uno sguardo capace di cogliere l’altro nella sua unicità.

Il seminario ha messo in luce come la digitalizzazione dell’assistenza non sia una mera transizione tecnologica, ma una sfida culturale ed etica. L’intelligenza artificiale, se guidata da pensiero critico, relazioni significative e responsabilità condivisa, può diventare parte integrante di una cura più attenta, umana e sicura. Come ci ricorda Ori, il futuro dell’assistenza non è nella contrapposizione tra tecnica e umanità, ma nella loro armonizzazione: una tecnologia che ascolta, un’umanità che pensa, una cura che abbraccia.